Nessuna diffamazione contro il giornalista Borrometi.
Ci sarà un processo a settembre ma gli accusati dimostreranno tutte le bufale del giornalista di Modica
27 Luglio 2023
Siracusa. Paolo Borrometi è riuscito nell'impresa di farsi passare come vittima di un complotto ordito ai suoi danni per screditarlo e diffamarlo. Al giornalista del Corriere della Sera ha raccontato la sua versione ma non la vera trama dell'inchiesta giornalistica intrapresa dai giornalisti Giuseppe Gallinella e Giuseppe Guastella volta a dimostrare se diceva una storia realmente accaduta o se, come sempre gli è capitato da quando viveva a Modica, l'avesse inventata di sana pianta. E come questo cronista del Corriere della Sera altri giornalisti dei media nazionali e siciliani hanno preso per buona la versione di Borrometi che da buon teatrante è anche scoppiato in lacrime.
L'inchiesta giornalistica condotta dai giornalisti Gallinella e Guastella riguardava il famoso attentato con autobomba che secondo Borrometi avrebbero tentato di attuare il boss di Pachino Salvatore Giuliano e il suo sodale Giuseppe Vizzzini. Borrotometi ha scritto pure un libro su questo fasullo attentato e ha avuto la faccia tosta di calarsi nei panni del "murticeddu" di cui parlava Vizzini nella conversazione intercettata dagli agenti del Commissariato di Pachino nel corso della quale spiegava ai propri figli che negli anni Novanta, a Pachino, quando gli sbarbatelli alzavano la cresta quelli della mala intervenivamo e "bum bum" li mettevano al tappeto. Borrometi si è calato nei panni dello sbarbatello che andava abbattuto e ci ha spiegato che per lui "bum bum" non dovevano intendersi dei colpi di pistola ma lo scoppio di un ordigno collocato dentro una macchina. Ma lui nel 1990 aveva appena 5 anni, essendo nato nel 1985. Ce ne vuole di fantasia per definirsi bersaglio di un attentato con autobomba. Ma andiamo avanti.
Lui ha raccontato in tutte le tv e in tutti i giornali italiani di essersene andato da Modica a causa di un'aggressione fisica subita nel 2016 ad opera di alcuni malviventi che gli avrebbero procurato una lesione permanente alla spalla e qualche tempo dopo per l'iniziativa di alcuni piromani che avrebbero incendiato la porta dell'abitazione dei suoi genitori. A distanza di 5 o sei anni una blogger, Valeria Micalizzi, incontra in un bar l'ispettore della Polizia di Stato Giuseppe Modica, in servizio alla Squadra Mobile della Questura di Ragusa e, mentre bevono una tazzina di caffè, parlano del noto giornalista antimafia Paolo Borrometi. La blogger aziona il registratore e registra tutta la conversazione, durante la quale l'ispettore afferma di essersi recato nella proprietà dei genitori del Borrometi per accertare le modalità dell'asserita aggressione fisica subita dal giornalista e di aver trovato quest'ultimo sdraiato a terra e suo padre che lo riprendeva con degli scatti fotografici e che gli suggeriva quale posizione assumere per rendere più credibile la tesi dell'aggressione fisica. L'ispettore bolla come un impostore il giornalista e definisce un poco di buono il dirigente della Squadra Mobile, Antonino Ciavola, per avere fornito i verbali di alcune inchieste contro la Stidda e i colletti bianchi permettendo a Borrometi di fare degli scoop giornalistici grazie ai quali da corrispondente dell'Agenzia Agi, dalla quale riceveva 10 euro per ogni articolo, anni dopo entra nella televisione dei Vescovi ed oggi occupa la carica di condirettore dell'agenzia dell'Eni.
Borrometi di fronte alle gravissime accuse dell'ispettore di polizia, le cui dichiarazioni sono state sbobinate e riversate su fogli di carta A4 da un consulente tecnico, iscritto nell'albo dei consulenti che operano al Tribunale di Siracusa, ha immediatamente presentato querela contro la blogger e l'ex deputato regionale on. Giuseppe Gennuso in quanto quest'ultimo avrebbe pagato al tecnico la trascrizione della registrazione. La Procura di Siracusa ha citato per direttissima sia la blogger Micalizzi che l'ex deputato e analoga sorte è toccata ai giornalisti Giuseppe Gallinella e Giuseppe Guastella. Il processo è stato fissato per il 15 settembre ed è l'occasione buona per gli imputati, mai sentiti dai Pubblici Ministeri Fabio Scavone e Andrea Palmieri, di dimostrare che il giornalista antimafia si è inventato sia l'attentato con autobomba, episodio per il quale nessun malvivente è stato arrestato o indagato, sia l'aggressione fisica da parte di due sconosciuti, anche in questo caso nessuna persona arrestata o indagata, sia l'incendio della porta di casa dei genitori di Paolo Borrometi, e, guarda caso, anche per questo episodio ignoti sono rimasti i piromani.
Borrometi ha tirato fuori, nel fornire l'informazione a un giornalista del Corriere della Sera della citazione a giudizio di Gennuso, Micalizzi, Gallinella e Guastella, una dichiarazione resa alla DDA di Catania dall'ex collaboratore di giustizia Rosario Piccione. In cui l'ex pentito afferma che nel 2019 il direttore del Diario1984 gli avrebbe chiesto di accusare Borrometi e il capitano Alfano e in cambio avrebbe ricevuto la somma di centomila euro, denaro che avrebbe dovuto sborsare l'onorevole Gennuso. I soldi, però, l'ex deputato li avrebbe consegnati al professore Carlo Taormina, nel suo studio romano. Sarà una coincidenza ma cinque giorni fa, prima che Borrometi cominciasse la sua campagna di stampa contro i due giornalisti che lo avevano smascherato e definito un impostore, Rosario Piccione ha telefonato al direttore del Diario1984, per chiedergli di pubblicare sul sito on line la notizia di essere stato sottoposto alla messa in prova per scontare la pena inflittagli per l'estorsione ai danni del titolare di Medimax, commessa dal Piccione nel 2002. Il direttore del Diario1984 gli ha contestato la notizia dei centomila euro per accusare Borrometi e il capitano Alfano e lui ha negato di avere reso queste dichiarazioni. "Ti prego di citarmi come testimone a discolpa e dirò al giudice che io queste calunnie su di te non le ho mai dette", così Rosario Piccione, ex autista del furgone con il quale le mogli dei componenti del clan "Bottaro-Attanasio" venivano accompagnate negli istituti di pena dove i mariti erano detenuti.
Purtroppo non c'è solo Rosario Piccione ad essersi schierato dalla parte di Borrometi, dimenticando di essere stato lui stesso nel periodo in cui ii Diario1984 pubblicava i resoconti sull'inchiesta dell'attentato con autobomba ad averci informati che era stato lui ad avere fornito al cosiddetto giornalista antimafia dei verbali di atti giudiziari e delle informazioni sul conto dei componenti del clan Bottaro-Attanasio "perché questo giornalista si vantava di essere stato a Siracusa negli anni delle guerre di mafia ma in realtà non sapeva nulla della mafia siracusana. Io gli ho dato le informazioni sui clan di Siracusa e il mio amico Maurizio Inturri di Avola sui clan mafiosi della zona sud della provincia di Siracusa". Mentiva allora o diceva il vero? E gli avremmo dovuto dare centomila euro per convincerlo ad accusare Borrometi e il capitano Alfano? Anche lui come Borrometi si è inventato tutto. E' ritornato ad essere il Piccione che faceva truffe per sbarcare il lunario.
Purtroppo molti giornalisti sono dei creduloni. Hanno sempre dato credito alle storie che racconta Paolo Borrometi. Nessuno mai gli ha chiesto di dimostrare con testimoni oculari e con prove documentali la veridicità sui fatti che narrava. Nessuno mai gli ha chiesto di esibire la copia del referto medico rilasciatogli dall'ospedale in cui si dice che il Borrometi ha riportato una lesione permanente alla spalla. Nessuno gli ha chiesto la foto della porta bruciata, mentre gli inquilini del condominio hanno detto che era stato appiccato il fuoco allo zerbino che non poteva incendiarsi in quanto ignifugo. Nessuno mai ha chiesto a un magistrato se fosse vera o no la storia dell'attentato con autobomba. Noi abbiamo in mano la dichiarazione resa dal procuratore capo della Procura di Catania alla Commissione Antimafia dell'Ars in cui afferma: "Quella dell'attentato con autobomba è una libera interpretazione del giornalista che non ha trovato riscontro nelle indagini della polizia giudiziaria".
Nella sede della Federazione nazionale della stampa si è consumato un crimine contro la libertà di stampa. Si è tenuta una conferenza stampa per consentire al giornalista Borrometi di infamare i giornalisti Giardinella e Guastella. La Fnsi e l'Ordine nazionale dei giornalisti hanno preso posizione schierandosi dalla parte del giornalista che ha querelato i due cronisti che lo hanno smascherato, consentendogli di affermare che i giornalisti Gallinella e Guastella lo hanno diffamato. E i giornalisti che hanno partecipato alla conferenza stampa che cosa scrivono "A giudizio un politico e due giornalisti per avere ordito una campagna diffamatoria contro Borrometi". Questi da gran commediante è scoppiato in lacrime e i giornalisti hanno scritto fedelmente l'ennesima bufala di Borrometi.
Direttore Responsabile: Giuseppe Guastella